In un contesto economico e sociale in continuo movimento, le aziende non possono stare ferme a guardare. Devono abbracciare la rivoluzione digitale studiando nuovi metodi, trovando idee più attuali, pianificando iniziative più digital per non perdere terreno e, tantomeno, ricavi!
Come vivono questa trasformazione digitale le funzioni aziendali? Ne sono nate di nuove? Come si stanno riorganizzando? In questo articolo trovi diverse risposte ma ti invitiamo ad approfondire l’argomento sul nostro white paper!
Migliorare l’efficienza aziendale, relazione con i clienti, innovazione di prodotti e servizi e aumentare i ricavi.Questo è l’obiettivo finale delle aziende che si trovano a fare i conti con la rivoluzione digitale che ha modificato le modalità di gestione dei processi produttivi così come le funzioni collegate all’operatività aziendale.
Chi, in questo scenario, gioca un ruolo fondamentale è il Capitale Umano dell’azienda, ossia le persone che vi lavorano con tutto il loro bagaglio di esperienze e competenze.
In questo senso, l’Italia resta leggermente indietro rispetto agli altri Paesi Europei: il nostro livello di competenze digitali di base e avanzate è al di sotto della media UE (il 44 % di individui tra i 16-74 anni possiede competenze digitali di base rispetto al 57% nell’UE).*
E, proprio a proposito di Capitale Umano, se è vero che la trasformazione digitale apre nuove opportunità, è bene anche dire che talvolta è fonte di preoccupazione, soprattutto quando si parla del numero di posti di lavoro cancellati a causa della digitalizzazione.Numeri dietro ai quali troviamo storie di professionisti, individui, famiglie.
Il tema è fra i più delicati: ad oggi l’obiettivo verso cui gli sforzi dovrebbero essere indirizzati, è la generazione di un delta positivo tra mansioni cancellate e create, e di un rapporto tra umano e tecnologia non principalmente competitivo.
*(Fonte: “DESI – Indice di digitalizzazione dell’economia e della società – 2019”).
La funzione aziendale che gestisce in modo innovativo e digitale il capitale umano è oggi diventata un vero e proprio verticale settoriale.
In generale, la trasformazione digitale ha cambiato le modalità di lavoro interne alle aziende, portandole ad essere più trasversali e collaborative rispetto al passato.Una vera trasformazione del lavoro quindi, che invita necessariamente a cercare, acquisire e gestire nuove “risorse”.
HR Tech è ora l’espressione usata per indicare le soluzioni digitali più innovative che hanno a che fare con le risorse umane. In “Tecnologia e Risorse Umane” (edito da Dario Flaccovio, gennaio 2020), si distinguono tre diversi macro-settori nell’HR tech:
Il mondo dell’HR tech è anche sempre più supportato dalla finanza e dal venture capital (così dice il Global HR Tech Venture Capital Review) e, oggi, le società Hr Tech sono aziende tecnologiche che offrono soluzioni software o hardware proprietarie per la gestione della funzione Risorse Umane (Digital HR).
Per approfondire dati e aree di applicazione dell’HR Tech, vi rimandiamo qui!
“Una nuova filosofia manageriale fondata sulla restituzione alle persone di flessibilità e autonomia nella scelta degli spazi, degli orari e degli strumenti di lavoro a fronte di una maggiore responsabilizzazione dei risultati”.
Così viene definito oggi lo smart working, una modalità di lavoro sempre più diffusa sia nelle aziende – 58% grandi imprese italiane, 12% le PMI – che nella PA con il 16% di pubbliche amministrazioni che presenta progetti strutturati di lavoro agile.
Numeri ancora inferiori ad altri Paesi europei (nel white paper trovi tutti i dati) ma numeri che, con l’emergenza sanitaria dovuta al Covid-19, hanno avuto una accelerata sostanziale.
La crescita si confermerà anche nei prossimi mesi?
È una nuova modalità con cui parte della collettività svolge l’attività lavorativa.
Grazie a tecnologia, digitalizzazione e industria 4.0 si sono sviluppati modi di pensare, e vivere, gli ambienti lavorativi che fino a qualche anno fa non avremmo immaginato.
Gli spazi di co-working non sono solo spazi fisici in cui i professionisti scelgono di lavorare per risparmiare sui costi, ma è un nuovo approccio: un modo più social e flessibile di intendere l’ambiente lavorativo e il lavoro stesso.
Molte strutture infatti, sono open space proprio per favorire la condivisione di strumenti e, perché no, lo scambio di idee.Ad oggi si contano più di 700 spazi di co-working in Italia, rispetto ai 10 nel 2010!
Se sei qui, quasi sicuramente hai già sentito parlare di Service Designer.È la funzione che aiuta le aziende a creare nuovi servizi e migliorare quelli esistenti grazie ad un approccio interattivo tra cliente e attività aziendale, che mira a progettare, testare ed affinare i concetti prima di implementarli, riducendo costi e tempi di sviluppo.
Ma conosci tutte le mansioni del Service Designer?
– pianifica e organizza il personale;
– pianifica le strategie comunicative di un servizio;
– studia comportamenti, azioni, bisogni e motivazioni del cliente;
– progetta l’esperienza collettiva di un servizio;
– ricostruisce il customer journey;
– individua e migliora i touchpoints (offline e online) che il cliente incontra.
Come il Service Design, la User Experience(UX)si basa sul concetto di interazione tra utente e azienda, ma include anche l’analisi e la gestione di tutte le percezioni e le reazioni che derivano dall’uso o dall’aspettativa di utilizzo di un prodotto, servizio o sistema.
Le mansioni di un professionista della UX:
– ricavano i bisogni degli utenti da sondaggi e interviste;
– progettano una soluzione a un problema;
– progettano le funzioni di un prodotto sulla base raccolti;
– costruiscono un prototipo e osservano come gli utenti interagiscono con esso.
Infine, ti abbiamo accennato la“Agile Transformation”: oggi “Agile” è un termine che indica una modello di organizzazione e pianificazione del lavoro che rende funzionale lo svolgimento delle proprie funzioni in team. Si tratta quindi di un modo di gestire il percorso di trasformazione digitale di una azienda a livello complessivo che, si spera, dovrebbe aiutarla a crescere proprio in questo senso.
Affascinante, no? Ne abbiamo parlato in maniera approfondita anche in questo articolo qui.
Il mondo del marketing, o meglio web marketing, è sempre in movimento. E chi, di questo mondo, è appassionato, non può fare altro che restare al passo con le novità del settore. Ecco perché, oggi, vogliamo parlarti di un nuovo modo di fare lead generation, sfruttando canali diretti tramite la logica conversazionale. In questo articolo trovi tutte le informazioni che ti servono e se, alla fine, vorrai approfondire ulteriormente l’argomento, potrai farlo scaricando il nostro white paper [QUI], a cura degli esperti campaign manager di PayClick.
Ma facciamo un passo indietro: da dove nasce questa intuizione?
Siamo partiti da una semplice, quanto evidente, considerazione: l’uso dei dispositivi mobile ha superato nettamente il desktop, e il prossimo lancio del 5G non farà altro che enfatizzare questo fenomeno. Di conseguenza, le possibilità di marketing cresceranno esponenzialmente: ad oggi il Mobile Advertising supera già i 1,4 miliardi di euro (+28% rispetto al 2017).
Con questo cambiamento, e un’attenzione forte alle potenzialità del digital advertising, emerge l’esigenza di rivolgersi direttamente al consumatore, con messaggi non solo personalizzati ma anche personali: un’azione oggi possibile, perché grazie ai dati conosciamo davvero il nostro utente e possiamo intercettarlo nel momento giusto, proponendo soluzioni utili per la sua vita!
È un nuovo modello di marketing caratterizzato dal reale e immediato rapporto con il cliente all’interno di una comunicazione bidirezionale. La comunicazione di brand sta sempre più abbandonando le tradizionali logiche top-down puntando, invece, ad arrivare al consumatore nei momenti di reale esigenza.
Utile, vero?
È quello conversazionale, il next step nello scenario del marketing. Ciò è reso possibile dai progressi tecnologici: parliamo in particolare di chatbot e dell’evoluzione dello user behavior verso dinamiche sempre più mobile-first e always-on.
Da ciò possiamo dedurre che la vera rete non si fa più sui siti web, ma con i messaggi diretti. Proprio così. E questo ha delle conseguenze forti sul marketing: il messaging richiede alle aziende nuovi strumenti, per far sì che le proprie strategie rispondano a una logica di conversazione diretta con l’utente.
Per avere una panoramica chiara, proviamo a riassumere i vantaggi del marketing conversazionale in 5 punti:
Ogni innovazione è resa possibile grazie alla diffusione di nuove app, e nuovi canali. Vediamo quali sono quelli per il conversational marketing:
Il marketing conversazionale ci promette uno scenario di nuove opportunità da cogliere.
Prima di alzare il sipario però, è utile approfondire quanto più possibile l’argomento: per questo, ricordati di approfittare del nostro white paper, preparato apposta per te!
Buona continuazione!